Anche questa settimana abbiamo valicato il confine patrio per avventurarci in qualche cantone elvetico, attraversando luoghi incantevoli sotto l’aspetto paesaggistico e naturalistico, unendo il fattore estetico a quello ludico, poiché la strada percorsa ha fatto uno dei regali più graditi ai motociclisti: curve, tante curve, curve senza brecciolino, larghe, asciutte, da mangiare in fretta come fanno i più golosi in estate con il gelato.

 

Il vento che ha soffiato per tutta la domenica sembra aver finalmente spinto lontano nembi, cirri e cumuli che per tanto tempo hanno stazionato sulle nostre teste, simili a grossi innaffiatoi sospesi, alimentati da una inesauribile falda acquifera che solitamente dovrebbe risiedere nel terreno, e non in cielo… Un vento continuo, forse un po’ burbero, che forte del suo carattere ha spintonato alle spalle l’inverno, si è ammansito, e ha poi steso un romantico tappeto rosso dove finalmente sfilerà la gentile primavera.

 

Uno sguardo alla sveglia. Sono le 5.30 del mattino e non capisco se là fuori sia sereno o no. La sveglia suonerà tra un quarto d’ora ma ormai conviene alzarsi e sbrigare le ultime attività. Il sole ancora non si è svegliato, ma il cielo è inequivocabilmente sgombro di nubi: perfetto! Il tempo di fare una doccia, indossare gli abiti da combattimento, caricare il mulo che al posto delle quattro zampe ha quattro cilindri, e niente colazione: meglio farla tra amici al bar, prima di mettersi in viaggio, giusto per concedersi una coccola prima degli schiaffi che mi darà l’adrenalina strada facendo. E si parte.

 

Eccoci giunti alla metà del mese di Maggio. E’ difficile credere al calendario: dice che siamo in primavera inoltrata, dice che l’estate sta arrivando spinta dall’anticiclone delle Azzorre, che abbiamo imparato a conoscere grazie ai servizi meteo che imperversano alla televisione e sui media in genere. Proprio al telegiornale iniziano a farsi largo i consigli sulla dieta da seguire per arrivare puntuali e preparati alla prova costume, che ci attende più o meno tutti da qui a poco.

 

Questa volta dal cilindro non è uscito un coniglio bianco, ma una coppa. Beh il cilindro era in realtà un cilindrone, roba da motoraduni, non da apprendisti prestigiatori. La coppa è poi quella di metallo rilucente come l’argento, non quella che si compra dal salumiere. Anche se poi dentro la coppa sono stati stipati salami, formaggi ed altre prelibatezze. L’introduzione dell’articolo vi lascia perplessi? Tranquilli, la colpa è del sole e dell’afa di questo week-end che mettono a dura prova i pochi neuroni ancora attivi di colui che si sta sforzando di raccogliere le immagini dei due giorni appena trascorsi, e volgerle in parole.

 

Il racconto che segue è stato scritto dal nostro amico Flavio al ritorno della gita che lo ha portato sui luoghi della tragedia del Vajont, lo scorso primo week-end di Maggio. Dalle righe emerge l’emozione con cui i suoi occhi hanno letto le ferite inferte quasi cinquanta anni a quei luoghi e, soprattutto, a quella gente.