L’aroma forte del caffè riempie il bar già al mattino. La calda bevanda accende lo spirito, il corpo, e dopo pochi minuti anche i motori. E’ già l’ultima domenica di Febbraio, e una delle prime dell’anno in cui stranamente non piove. L’inverno sembrava volerci solo sfiorare, ma è stata una burla che ci ha beffati tutti: rincuorati dalle temperature per nulla rigide rispetto agli ultimi anni abbiamo creduto che sì, le stagioni fossero veramente diverse, che avessero preso una piega congeniale a chi ama fare turismo su due ruote dodici mesi all’anno. Invece il Generale Inverno ha usato un’altra arma: la pioggia. Settimana dopo settimana, giorno dopo giorno, la pioggia ha creato un immaginario mare su cui passa il ponte che unisce l’autunno alla primavera, lasciandoci spesso a guardare dalla finestra fantasticando di correre su strade tutte a curve.

E, proprio in tema di burla, eccoci finalmente in strada verso Borgosesia, dove passeremo qualche ora spensierata tra le maschere di uno dei più popolari carnevali del Piemonte. Una giornata soleggiata, come si diceva poco fa, introdotta da una temperatura fresca che ti lascia sempre perplesso sulla scelta dell’abbigliamento. Avrò freddo o avrò caldo? La risposta è la classica cipolla: copriti e spogliati chilometro dopo chilometro.

Salutati il Ticino e la Lombardia puntiamo verso Gattico, e senza attraversare Borgomanero inforchiamo la Strada Cremosina. Diversi chilometri di curve ci accolgono attorniate dai filari ordinati delle piante che la delimitano: l’inverno qui è ancora presente, e lo si riconosce nel tanto sale che ancora ricopre l’asfalto come polvere sui mobili, ma anche nei colori della natura, tutta tinta di ocra come nell’opera di un pittore che ha un solo colore sulla sua tavolozza. L’andatura è sorniona e rotonda, e dà modo a ossa e muscoli di riadattarsi alla guida dopo tante settimane di ozio in cui di pari passo al crescere della voglia di viaggiare è cresciuta anche la pancetta. C’è tutto il tempo per guardare la traiettoria della prossima curva e di immaginarsi questa strada nel trionfo dell’estate, immersa nel verde della vegetazione e da questa resa fresca. Alle porte di Borgosesia ci concediamo un secondo caffè.

Appena ripartiti incrociamo la statale che segue il fiume Sesia, da nord a sud, nella sua rincorsa al fiume Pò: giriamo a destra in direzione di Varallo Sesia e l’orizzonte della strada viene occupato dal Monte Rosa, che si staglia sullo sfondo maestosamente, ergendosi verso il cielo da cui lo separa un bianco manto nevoso. Abbassando lo sguardo si possono invece ammirare a destra le tante darsene e spiaggette di sassi che caratterizzano il Sesia, le cui acque si muovono sinuose e luccicanti come un lungo serpente tra le rocce.

Attraversato il centro di Varallo Sesia, borgo ricco di arte, risaliamo baldanzosamente la collina del Sacro Monte. Giunti in cima abbandoniamo moto e caschi e visitiamo le tante cappelle che lo popolano, approfittando della magnifica veduta che permette di ammirare dall’alto la città e di spaziare con lo sguardo lungo la valle e i monti che la delimitano. Tra chiacchiere e foto ci si ritrova nel primo pomeriggio con lo stomaco che borbotta la parola “fame”. Tornati in sella discendiamo il Sacro Monte e oltrepassando Varallo ci dirigiamo di nuovo a Borgosesia, dove spegneremo le moto in una via laterale del centro cittadino, all’ombra di una chiesetta e a due passi dal fiume.

Abbiamo giusto il tempo di mangiare un panino ricco di grassi e calorie, corroborato da fresca birra, e di chiudere il fugace pranzo con un nuovo caffè prima che dagli altoparlanti il Maestro di Cerimonia saluti i presenti e dia il via alla sfilata dei carri e dei figuranti. Subito si capisce perché questo carnevale sia molto rinomato: i carri sono maestosi, e le maschere ricercate, in certi casi addirittura raffinate. Ovviamente la politica è uno dei temi più gettonati: la rabbia per i tempi duri che stiamo vivendo si incanala nella satira e nello scherno dei personaggi più noti. Però c’è spazio anche per la fantasia: draghi, cavalieri, personaggi tratti da Alice nel paese delle meraviglie, dal Pinocchio di Collodi. Gruppi danzanti, gruppi di percussionisti, eleganti maschere che sembrano arrivare dal carnevale di Venezia. E tutto questo circondato dai sorrisi dei bambini e di chi, ahimè, bambino lo è stato tanto tempo fa. L’aria si riempie di colori, musica e coriandoli; questi ultimi poi sembrano dotati di vita propria perché dopo il loro turbinare cadono con precisione tra i capelli e riescono addirittura ad infilarsi collo e schiena.

E così passano due ore, ma non passa l’allegria. Dopo una breve passeggiata lungo l’argine del fiume torniamo alle moto e ripartiamo per il viaggio di rientro. Questa volta non ripercorreremo la Cremosina, ma punteremo direttamente a Borgomanero e da cui raggiungeremo Maggiate e i paesi più vicini alle nostre case. Prima però c’è ancora spazio per una sosta: giunti a Castelletto Ticino percorriamo la strada che porta a Novara fino a Pombia, dove ci fermiamo in una birreria in cui si respira aria di Baviera, si beve birra e si mangiano bretzle e l’italianissima pizza.

Quando ormai su questo piccolo angolo di mondo è sceso il buio della sera, accompagnato dalla discesa della temperatura, ci salutiamo e facciamo ritorno alle nostre case. Come sempre, ogni viaggio ti lascia qualcosa: non ritorni mai a mani o anima vuota. Questa volta il ricordo vive nei coriandoli che cadono sul pavimento mentre ti spogli: sembra che vogliano ricordarti che c’è sempre un motivo per fare festa, e che in fondo, per divertirsi come bambini, basta togliere la maschera da persona adulta che gli anni ti hanno disegnato sul volto.