Domenica 22 maggio il nostro Moto Club ha onorato il primo Memorial Tarcisio Gippini, motoconcentrazione ospitata a Cadegliano-Viconago, piccolo paese collinare prossimo al confine tra Italia e Svizzera, posto ad ovest del Ceresio, il lago che bagna Lugano. La partecipazione dei nostri soci all’evento è stata decisamente corposa, anche in considerazione del fatto che l’incontro è stato organizzato per ricordare un amico del Moto Club Golasecca che non c’è più, da quando un anno fa la malattia se lo è portato via.
Nel piccolo cimitero di Cadegliano, davanti alla lapide che segna il posto in cui riposa Tarcisio Gippini, il nostro Presidente disegna i tratti della sua personalità così che anche coloro i quali non lo hanno conosciuto possano capire come Tarcisio sia stato un vero motociclista, fedele alla sua passione; un motociclista che non relegava le sue moto al ruolo di occasionali compagne d’avventura per le gite domenicali, ma che anzi dava alle sue amate Moto Guzzi l’importanza che si da ad un fidato amico, vivendo quotidianamente in sella per dodici mesi all’anno. Cesare racconta come egli si alzasse presto al mattino per raggiungere Milano, dove lavorava, attraversando ogni giorno le valli che separano l’operosa zona del basso varesotto e dell’alto milanese dalle antiche e verdi Prealpi che proteggono la nostra provincia. Prima che qualcuno possa obiettare che in molti utilizzano la moto o magari lo scooter per i trasferimenti casa-lavoro, Cesare aggiunge un particolare importante: anche in pieno inverno, quando la neve sbiancava le valli riempiendole di freddo e di insidie, quando le strade tortuose nascondono la trappola del ghiaccio dietro ad una curva, Tarcisio armava la sua Guzzi di gomme tassellate da fuori strada e scendeva fino a Varese, dove lo aspettava il treno per Milano. Il buon senso suggerisce che sarebbe stato meglio se si fosse mosso fino al capoluogo con un mezzo più sicuro, e magari che da lì raggiungesse Milano in moto sfidando “solo” il freddo. Ma si sa, la passione non va a braccetto della logica. E quando la passione diventa amore allora non puoi più contenerla, non puoi limitarla, e arrivi addirittura a irradiarla all’esterno. Infatti anche la sua famiglia è stata contagiata dal morbo delle due ruote. E lì, davanti alla lapide su cui trovano posto anche le foto delle amate motociclette, ci sono moglie e figlia, anche loro motorizzate: si può davvero dire che ciò che le lega al caro trapassato non è soltanto il legame famigliare, il sangue, gli anni vissuti insieme, le gioie condivise ed il dolore della malattia; a tutto questo si aggiungono anche loro, le moto, oggetti freddi ed inanimati che prendono vita e si infiammano quando incontrano chi le sa amare.
La moglie ha voluto che i suoi amici potessero ricordarlo in una giornata di festa, passata anche con altre persone che non lo hanno conosciuto. E per un motociclista quale festa è migliore di quella in cui si fa un bel giro turistico in gruppo, si mangia della gustosa carne grigliata e la si innaffia con della fresca birra?
E allora riviviamola questa giornata, con un flashback che ci porta alle otto della domenica mattina, in una giornata che si presenta umida e accigliata per via del cielo coperto che si estende sopra alla lunga coda composta da più di venti moto, partite da Somma Lombardo alla volta della Valcuvia, facendo lo slalom tra i laghi di Comabbio, di Monate e di Varese; poi nei pressi di Gavirate la coda inizia a salire di quota e da Coquio Trevisago ci si trova a Caldana e ad Orino, dove nella carovana prende posto un altro amico: Giovanni. Il quale ha forse frainteso la richiesta del Presidente rivolta a tutti noi nella riunione del mercoledì precedente: indossare per la particolare occasione la maglietta del Moto Club Golasecca. Giovanni deve aver capito di indossare “solo” la maglietta e guida dunque la sua Breva indossando solo la t-shirt, e un brusio diffuso sembra confermare che tutti si chiedano come sia possibile: noi infatti ci teniamo ben strette le nostre giacche perché l’aria ancora non si è riscaldata.
Lasciato Orino proseguiamo lungo la SS 394 che aggira il Brinzio e ci introduce nella Valganna all’altezza di Ghirla; da qui la SS 233 attraversa la valle praticamente lungo un rettilineo, giungendo davanti a Cadegliano in pochi chilometri. La lasciamo e scendiamo nelle strette vie che portano al campo sportivo, dove ha luogo la manifestazione. Parcheggiamo le moto a fianco di tante altre, molte delle quali pezzi d’epoca ottimamente conservati, e dopo esserci diligentemente iscritti ci uniamo agli altri motociclisti presenti per recarci al vicino cimitero.
Tornati poi alla base indossiamo nuovamente il casco proprio mentre il sole infila le sue mani tra le nuvole ed inizia a spingerle lontano, un po’ come un attore in procinto di salire sul palco, che allarga il sipario di pesante velluto scarlatto. Parte quindi il motogiro che ci condurrà a Marzio, dove saremo accolti con un rinfresco seguito dalla benedizione impartita dal parroco ottuagenario. Il percorso ricalca in gran parte quello della fase finale del nostro trasferimento mattutino, ma la salita verso il Brinzio e poi verso Marzio rendono la motogaloppata interessante e fanno si che lo stomaco inizi a reclamare un po’ di attenzione: facile immaginare come l’aperitivo faccia ben presto la stessa fine di una coltivazione di grano invasa dalle locuste.
Si rientra quindi al campo sportivo dove gli organizzatori stanno cucinando già da diverse ore, ed insieme a salamelle, costine e braciole anche noi cuociamo a fuoco lento sotto al sole rovente di mezzogiorno. Una coda per pagare il pranzo, ed una per ritirarlo: i più sfortunati attendono un’oretta prima di potersi sedere ai tavoli, dove la maggior parte dei partecipanti è ormai al caffè. Ma il cibo è ancora più buono quando la caccia è stata difficile.
Terminato il pranzo il Presidente del Moto Club “Nino Manzoni” di Germignaga prende la parola: dopo il ringraziamento rivolto a tutti i partecipanti procede con le premiazioni. Il trofeo destinato al Moto Club con più partecipanti viene conquistato a man bassa dal Golasecca, come era facile prevedere visto il gran numero di magliette nere con le scritte arancioni che giravano. Ritirano il premio Cesare e Andrea, e dopo le foto scattate alla coppa ci spostiamo tutti all’esterno per una bella foto di gruppo.
La festa è così giunta al termine e mentre qualche nuvola inizia ad avanzare verso le tante Aquile di Mandello schierate nel parco, salutiamo i nostri ospiti e partiamo, aggiungendo però un’ultima meta alla giornata: ci spostiamo infatti a Ghirla per rinfrescarci con un bel gelato. Abbassata di un grado la temperatura corporea grazie alla fresca golosità, il Presidente ci dà il via libera per un ritorno a casa indipendente. Tutti salutano il trio che popola il sidecar nero, e ognuno di noi sceglie una strada secondo la propria ispirazione.
Ricordare un fatto doloroso con una festa, ricercando gli episodi felici che appartengono al passato di una persona: la passione riesce a fare anche questo miracolo.
Qui le immagini della giornata.