Finalmente è arrivato il tempo di partire per l'agognata vacanza in moto nella terra dei Corsi. Il ritrovo è a Castelletto Ticino, alle 5.00 del mattino di domenica 3 giugno. Il tempo non ci assiste: minaccia pioggia. Un po’ per volta arrivano tutti gli amici; manca un compagno, e mentre aspettiamo indossiamo le tute impermeabili.
Decidiamo di partire in direzione Ovada, nostra prima tappa, accompagnati da qualche goccia di pioggia; qui finalmente ci raggiunge anche Aurelio e, al completo, seguiamo la via per il porto di Savona, ormai in compagnia della pioggia battente. Arrivati, riponiamo le nostre cavalcature nella pancia della nave e una volta saliti a bordo ci accolgono un buon caffè e, per tutta l'attraversata fino al porto di Bastia, una poltrona.
Una volta sbarcati affrontiamo il percorso verso Capomoro, dove abbiamo base presso l'Hotel Resac, costeggiando il mare. Questo tratto di strada più o meno pianeggiante, dove si incontrano diversi paesini con abitazioni tutte uguali anche come colorazione, non è un granché: questa è decisamente la parte meno entusiasmante della Corsica. Una curiosità: durante il tragitto abbiamo incontrato diverse pattuglie di gendarmi motociclisti che, cosa strana ma stupenda, rispondono ai nostri saluti.
Il sole ci accompagna lungo i 240 km e finalmente alle 20.00 arriviamo a destinazione.
Il secondo giorno decidiamo di rimanere in loco per riposarci e per visitare la torre di Capomoro, nota anche come Torre dei Corsari; essendo poco distante da dove alloggiamo ci andiamo a piedi. La torre è stata restaurata di recente e al suo interno c'è un piccolo museo che raccoglie quadri con cui si racconta la storia della sua costruzione, delle invasioni dei corsari e della successiva distruzione e ricostruzione. Dalla sommità si gode di un panorama strepitoso a trecentosessanta gradi; il mare è straordinario, e durante il giorno cambia colore nelle varie tonalità dal blu all'azzurro. Ci regaliamo anche il primo bagno nell’acqua invitante, anche se un po’ fredda, di fronte a una spiaggia molto bella.
Il terzo giorno ci si sveglia alle 7.00. In programma c'è la visita alla bella cittadina di Bonifacio, con il porto dove si possono ammirare numerose imbarcazioni, una grande piazza e ottimi bar e ristoranti. Avvicinandosi lungo la strada la prima cosa che si nota è la fortezza che dall'alto domina il centro abitato e il porto. Le curve di una strada in discesa ci conducono poi alla piazza dove sostiamo per le foto di rito.
Successivamente seguiamo la strada per Porto Vecchio, altro bel paese con un grande porto, anch’esso dominato da un avamposto seppur più piccolo di quello di Bonifacio. A fare da contorno vi è la parte vecchia della città.
Al porto abbiamo coinvolto due motociclisti olandesi per scattarci la foto di gruppo: dopo il click fotografico hanno voluto a loro volta fotografarci con le nostre magliette in bella mostra, così da poter ricordare il nome Golasecca e visitare successivamente il sito del nostro Moto Club.
Ripartiamo, questa volta per visitare Ospedale, famosa foresta ricca di vegetazione di ogni tipo, da piccoli arbusti a pini, betulle e castagni; la flora è così fitta da proteggere la strada dal sole, lasciandola nell’ombra. Ci fermiamo sulla sommità da cui ammiriamo sia un lago formato da un invaso che la diga attraversata dalla strada appena percorsa.
Zonza è la meta successiva: un paesino grazioso circondato dai monti. Sulla cima del Passo Diamante la temperatura è ideale, l’aria secca e il luogo ben ventilato.
Le strade fin qui percorse sono davvero belle e ben tenute, con meravigliose curve da godere pennellandole con un filo di gas; ad ogni curva appare uno spettacolo diverso che rimarrà di sicuro nei nostri ricordi per molto tempo.
Arrivando all'hotel il mare stupendo ci invita ad indossare il costume e buttarci nelle sue acque.
Il quarto giorno prevede una gita in direzione di Zonza, Allene e Ajaccio; strade e paesaggio sono anche qui molto belli. Da Zonza abbiamo raggiunto il valico di Scopamene, posto ad una altitudine 1.200 metri, e poi il valico di Tacullaia; tra i due passi si può ammirare una vetta che, in scala più piccola, assomiglia alle famose cime del Logorai in trentino. Qui la vegetazione è stata recentemente invasa dal fuoco e quindi tra gli alberi nuovi si vedono ancora tronchi arsi; non vi sono molte specie di piante ma in compenso c'è una moltitudine di fiori dai colori forti, misti ad erbe, a piantagioni di liquirizia in fiore, rosmarino selvatico ed azalee: l'aria che si respira è un concentrato di profumi.
Scollinando arriviamo ad Ajaccio, che si presenta ai nostri occhi come una città moderna, caotica nel caldo opprimente anche per via del traffico; si boccheggia, ragion per cui decidiamo di percorrerla senza fermarci passando per il porto, descrivendo un semicerchio. Ci dirigiamo quindi verso Propiano dove al porto, dopo aver percorso le strade costiere strette e mal tenute, ci gustiamo un buon gelato.
Arriva così anche il quinto giorno della nostra avventura. Due amici ci lasciano per recarsi in Sardegna, noi invece proseguiamo per Calvi, la nostra seconda base. Partiamo con poca voglia dato che al Resac si stava bene, per Calvi non c’è alcuna prenotazione.
Tocchiamo Ajaccio e superato il suo solito caos inforchiamo quella che pensiamo essere la strada giusta; invece si rivela essere chiusa, ma lo spettacolo che si gode dalla punta di terra sul mare ci ha abbondantemente consolati. Si inverte la marcia e ad un posto di blocco dei gendarmi otteniamo le indicazioni sulla strada corretta per raggiungere la zona delle calanche. Data la dritta i militari tornano a fare multe con il loro telelaser.
Approdiamo in un luogo meraviglioso fatto di rocce di granito rosso rame, con la strada a precipizio sul mare; il contrasto dei colori ricorda un paesaggio marziano dove però vi è sullo sfondo un mare blu che risalta meravigliosamente. La strada si inerpica verso l’alto, delimitata per chilometri e chilometri ai due lati dalle mura; la strada molto stretta, le sue curve e controcurve a gomito richiedono attenzione per via del traffico.
Arrivati a Calvi ci sistemiamo in un camping piccolo ma bello, molto ombreggiato; finalmente ceniamo con carbonara e bistecche accompagnate da un ottimo Bordeaux, ed in men che non si dica ne svuotiamo quattro bottiglie ritrovandoci tutti naturalmente felici e contenti.
Giorno sei. Un po’ per il tempo nuvoloso, un po’ perché siamo stanchi, questa mattina vorremmo riposare, ma poi all’unanimità si decide di sellare nuovamente i nostri cavalli e partire in direzione di Corte, passando per Occhiata; come al solito si opta per la via alta verso l'entroterra.
Qui i paesini sono abbarbicati sulla sommità delle montagne e le case appaiono come in bilico sul dirupo; in ognuno di essi vi è una rocca di difesa. Occhiata è un bel paesino di montagna con case del tutto simili a quelle del sud. Corte è un centro abbastanza importante con costruzioni vetuste, attraversata nella parte alta, di epoca medioevale, dagli stretti vicoli che vanno verso la rocca lungo cui si incontrano locali e ristorantini molto invitanti, con terrazze esterne. La rocca è maltenuta, e anche la parte più antica è nelle stesse condizioni.
Nel frattempo il cielo si è aperto ed il caldo si fa sentire in modo prepotente, nonostante sulle cime delle montagne che qui toccano quota 2.700 metri si noti ancora in qualche canalone della neve.
Arriva l’ultimo giorno che ci trova tutti molto stanchi. In tre decidiamo comunque di visitare Isola Rossa che dista circa 30 chilometri dalla base per fare delle foto; chi resta si riposa e si regala un bagno in mare. Questa sera per la cena d'addio il cuoco ha dato il meglio di sé, ma il clou è stato raggiunto con una torta e due bottiglie di champagne per brindare.
La vacanza è giunta al termine. Rispetto a quanto pianificato nei mesi che hanno preceduto la partenza non abbiamo per mancanza di tempo fatto il giro del Dito, o del Capo Corso, ma ci siamo ripromessi di ritornare.
Ci aspetta l’ultimo trasferimento attraverso il luogo detto Deserto, così chiamato per via della vegetazione bassa e della scarsità d’acqua; sulla sua sommità ci fermiamo per scattare qualche foto ricordo, poi molto a malincuore ci dirigiamo verso Bastia per il rientro verso le rispettive destinazioni.
Vorrei ringraziare tutti i partecipanti per l'ottima compagnia e per l'affiatamento che hanno saputo creare, ma un plauso particolare va a chi si è prodigato, per la buona riuscita della vacanza, nella programmazione delle varie gite: credo che tutto sarà ricordato per lungo tempo nelle nostre menti.
Walter