Siamo a metà Gennaio, e gli epidemiologi concordano sul fatto che questo sia il periodo di massima diffusione dell’influenza stagionale. Fin qui nulla di strano, a parte i timori coltivati verso particolari tipi di influenza causati da virus che, sembra, siano molto più aggressivi dei classici animaletti invernali. Tra le nuove famiglie virali spicca poi il caso del virus che ieri, domenica 16 gennaio 2010, ha contagiato un gruppetto di soci. Si tratta del virus M123456, che manifesta il suo contagio con una voglia parossistica di saltare sulla moto e sgranare la prima, la seconda, la terza e via fino alla sesta marcia anche quando le persone sane, normali, non lo farebbero.

E ieri era appunto un giorno di quelli in cui le persone normali restano a casa, vanno al cinema o comunque in posti accoglienti, riscaldati. Noi invece no. I motociclisti contaminati dal virus M123456 hanno preferito ritrovarsi prima delle 10.00 a Somma Lombardo e fare rotta verso il lago di Viverone, in provincia di Biella, nonostante la temperatura non superasse mai un singolo, misero grado centigrado, raggiungendo anche temperature sotto lo zero tra le risaie vercellesi. Nemmeno la nebbia fitta, densa, onnipresente, calata sul mondo come un lenzuolo madido, ha scoraggiato i sette personaggi che hanno condiviso la giornata ed il freddo.

La visibilità era così scarsa che abbiamo sentito la necessità di indossare i giubbini ad alta visibilità, chi giallo e chi arancione, per limitare il rischio che le moto e l’abbigliamento tecnico neri o comunque di toni molto scuri ci rendessero invisibili agli altri utenti della strada. Se ci pensi fa sorridere: ti sembra di essere una lampadina che corre sulla strada, come una delle luminarie che giocavano a rincorrersi nelle feste natalizie. Se ci ripensi smetti di ridere: basta appoggiare lo stivaletto sull’asfalto che scorre sotto di te per renderti conto di quanto il fondo sia viscido, e da lampadina ti ritrovi ad essere una patatina gialla sospesa sopra ad una enorme padella antiaderente con tanto olio fumante, in cui davvero non vorresti cadere…

Il trasferimento non avviene propriamente in scioltezza: superati Sesto Calende e Castelletto Ticino, ti ritrovi sulle prime curve che ti portano verso Gattico, Borgomanero e Romagnano Sesia senza poterti divertire per colpa del manto stradale troppo scivoloso, e della nebbia che si attacca con le ventose alla visiera del casco. Il fiume Sesia o sai che c’è, oppure non avresti mai pensato che alla tua sinistra scorre un fiume che solca la bellissima Valsesia, oggi nascosto dalla caligine. Da Gattinara poi inizia la spianata con le risaie appena visibili oltre il ciglio della strada. Qui la nebbia è più simile ad acqua nebulizzata, e ogni cento-duecento metri sei costretto a pulire la visiera per non rischiare di finire negli acquitrini. La strada continua dritta fino a Rovasenda e Santhià: il silenzio ed il paesaggio inesistente ti danno l’impressione di essere stato catapultato in un film fantasy, e ti aspetti che prima o poi la moto si trasformi in un unicorno e arrivi anche il drago; speriamo almeno che la principessa da salvare sia bellissima! Invece non c’è nessuna principessa ma l’oste di un circolo che ti prepara il caffè. E’ quasi mezzogiorno, e gli ultimi chilometri tra le risaie hanno instillato il freddo e l’umidità fin nelle ossa, per cui la pausa è più che dovuta.

Finalmente ad Alice Castello, ormai in provincia di Biella, la nebbia si alza per qualche chilometro permettendoci di capire che….la moto-concentrazione che avremmo dovuto trovare oggi non c’è mai stata, o forse i pochi partecipanti se la sono svignata allo scoccare del mezzodì. Pazienza, noi scendiamo comunque fino a raggiungere il lago di Viverone. O meglio fin dove dovrebbe esserci il lago: a parte qualche metro appena visibile, lo specchio d’acqua e le montagne che lo circondano sono sparite, ottenebrate dall’aria lattiginosa. Tentiamo di scattare comunque qualche foto ricordo, dubbiosi dei risultati che otterremo.

Non si vive di sola aria, né di sola nebbia. Ragion per cui saltiamo sulle moto che sembrano uscite da una gara di motocross, tanto sono sporche, e ci dirigiamo verso la SS143 e Cavaglià alla ricerca di una trattoria accogliente. Che troviamo subito. Mangiamo con calma e mentre lo stomaco si riempie, le ossa si asciugano. Il tepore dipinge i volti del convivio, prima pallidi, ed il colore entra anche tra le parole così che ci ritroviamo allegri e ridanciani, forieri di battute cameratesche che però non imbarazzano le gentili signore al tavolo.

Sazi di calorie e di calore, si torna ad indossare i tanti e pesanti strati di indumenti che ci rendono vagamente simili alle cipolle ripiene mangiate poco prima. La SS143 si srotola davanti a noi, e giunti a Biella il sole ci sorprende, mentre nel cielo azzurro all’orizzonte si stagliano le cime innevate. Finalmente si respira aria non più gelida, aria asciutta, ed è un piacere abbassare il visierino parasole per poter meglio scrutare il paesaggio. Quando ci immettiamo sulla SR142 che riporta verso Gattinara e Romagnano Sesia la nebbia inghiotte nuovamente il mondo, ed il quadretto paesaggistico appena contemplato diventa di colpo un ricordo liquido, un miraggio.

Ormai siamo a Gattico, ed in poco tempo giungiamo a Castelletto Ticino dove nonostante la giornataccia troviamo comunque molto traffico nella zona commerciale che introduce a Sesto Calende. Qui la visibilità è decisamente migliore, e visto che sono solo le cinque del pomeriggio decidiamo di concederci un altro caffè: una scusa per passare ancora un’oretta in bella compagnia. Arriviamo quindi al circolo di Vergiate, dove entriamo sotto gli sguardi indagatori e diffidenti degli avventori: chissà che impressione abbiamo fatto a quei giovanotti attempati, nelle nostre armature di cordura e goretex.

Arriva poi il momento del congedo, e mentre la malavoglia riempie gli occhi quando devi salutare gli amici e tornare solo soletto verso casa, la foschia riempie nuovamente le strade ed i campi. Per oggi hai tenuto a bada il virus M123456. Ma sai bene che tra due settimane avrai una forte ricaduta che ti porterà al Motogelo…

 

Qui le immagini della gita.